Covid 19 e Cannabis: Le proprietà della pianta possono contrastare il virus?

La diffusione del coronavirus ha completamente rivoluzionato il nostro modo di vivere, gravando pesantemente sulla salute fisica e psicologica delle persone di ogni parte del mondo e mettendo in seria difficoltà l’intero sistema economico mondiale. Molti studi sono emersi per cercare di risolvere il problema, tra cui studi che vedono la cannabis come possibilecandidata nella lotta contro al virus.

Le proprietà antinfiammatorie della cannabis sono scientificamente provate così come i suoi effetti rilassanti. Gli studiosi dell’Università di Lethbrigde ad Alberta in Canada si sono concentrati sui sintomi classici del covid come i dolori fisici, infiammazioni e, nei casi peggiori, la perdita di cellule funzionanti del corpo, cercando di capire come il cbd (principio attivo della cannabis non psicoattivo) potesse avere effetti antinfiammatori sull’organismo. Il lavoro ha rivelato che il cbd potrebbe ridurre questo tipo di sintomi del 70%. Uno studio del Medical College of Georgia pubblicato sulla rivista scientifica Cannabis and cannabinoid research si rivelerebbe importante per i pazienti affetti da una insufficienza respiratoria grave (ARDS).

In particolare il lavoro mostra che il cbd è capace di contenere la reazione immunitaria esagerata che il corpo produce contro il virus, la quale invece di uccidere solamente il virus, in realtà disattiva i polmoni rendendo impossibile la respirazione. Nei casi più gravi, scoppia la “tempesta citochinica”: (reazione immunitaria potenzialmente letale). Un lavoro della Saskatchewan University (Canada), specializzato in malattie infettive, vorrebbe creare un vaccino contro il covid a base di cannabis. Secondo i ricercatori un antigene di origine vegetale potrebbe essere più facile da produrre rispetto ad un antigene di origine animale perché le piante hanno una maggiore capacità di clonazione delle proteine. Il laboratorio dell’università canadese, ha creato un vaccino covid 19 per animali (uno per bestiame suino l’altro per bestiame bovino), per testarlo sono stati usati topi, furetti e scimmie: usare più animali rende più sicura la ricerca poiché nessun animale reagisce in modo uguale all’essere umano. Inoltre l’istituto ha ricevuto lo scorso marzo una sovvenzione statale di 23 milioni di dollari per la ricerca volta a contrastare il coronavirus. 

InnoCan Pharma, casa farmaceutica israeliana assieme alla società Ramot dell’università di Telaviv vorrebbe sviluppare una terapia contro covid a base di esosomi caricati con cbd (piccole particelle che si creano durante la moltiplicazione delle cellule staminali) Secondo InnoCan, “gli esosomi caricati con CBD hanno il potenziale di massimizzare le proprietà antinfiammatorie del cannabidiolo, contribuendo al recupero delle cellule polmonari infettate. Combinando le proprietà di guarigione cellulare degli esosomi con le proprietà antinfiammatorie del CBD si potrebbe ottenere un effetto altamente sinergico”.

Al Cannabis Research Center del Campus Rambam Health Care di Haifa (Israele) lavorano per capire se le proprietà antinfiammatorie della cannabis siano utili a prevenire la potente risposta immunitaria detta tempesta citochinica, causa di molti morti per covid.

Inoltre la società Cannasoul Analytics Ltd e il gruppo dell’Israel Institute of Technology stanno studiando se i terpeni (contenuti nella cannabis) servano a combattere e prevenire infezioni virali. I ricercatori svilupperanno una combinazione di terpeni contro il covid. Il professore Mieri, coordinatore del gruppo: “Cercheremo di individuare le molecole della pianta capaci di ridurre la reazione del sistema immunitario al coronavirus per limitare la risposta infiammatoria. A differenza degli steroidi, che sopprimono completamente il sistema immunitario, le molecole della cannabis hanno la capacità di ridurre la risposta immunitaria senza sopprimerla completamente, offrendo migliori possibilità di trattamento”. All’Università di Lethbridge ad Alberta (Canada) stanno sperimentando se il cbd è in grado di impedire l’ingresso del virus nelle cellule umane.

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